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Tennistavolo

Tennistavolo

Il tennistavolo paralimpico è praticato in 140 nazioni ed è il terzo sport paralimpico per numero di atleti. È stato introdotto alle Paralimpiadi già dalla prima edizione di Roma 1960. In Italia la Federazione Italiana Tennistavolo (FITeT) dal 2009 organizza le attività tecniche e agonistiche per tutte le tipologie di disabilità incluse nel tennistavolo paralimpico.

Il tennistavolo paralimpico è una disciplina che può essere praticata da persone con diversi tipi di disabilità sia fisiche che intellettive o sensoriali. Le carrozzine sono le stesse utilizzate nella vita di tutti i giorni, con piccoli adattamenti personalizzati in funzione del tipo di gioco e della classe di appartenenza. Un pongista con una lesione midollare alta (tetraplegia) ne avrà una chiusa, per stabilizzare e non sbilanciare il baricentro del tronco troppo in avanti, uno con lesione midollare più bassa (paraplegia) ne utilizzerà una più aperta e libera, che consenta maggiori movimenti e spostamenti durante i colpi. Altri adattamenti utilizzati sono i 'guantini' o le 'fasce', in funzione delle caratteristiche della disabilità della mano che impugna la racchetta. Gli atleti in piedi, in alcune circostanze, utilizzano sussidi o tutori. Le regole del tennistavolo paralimpico sono identiche a quelle del tennistavolo olimpico, a eccezione di un dettaglio. Nel singolare il servizio deve obbligatoriamente essere eseguito facendo uscire la pallina dal fondo del campo, non lateralmente, altrimenti il punto va ripetuto. I benefici del tennistavolo per gli atleti con disabilità sono molteplici, da quello fisico a quello psicologico e socio-relazionale. Il tennistavolo aiuta l'equilibrio, la velocità di reazione agli stimoli, la capacità oculo-manuale e tutte quelle capacità coordinative essenziali al miglioramento della vita della persona disabile.

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